IL NASCO DI BRUSUGLIO

30 giugno 2021. Che ci facevi a Brusuglio? Me lo ha chiesto più di un amico. Ci sono andato per una riunione ma la puntata al cimitero ha a che fare con una storia che mi ha sempre incuriosito.

Nel 1959 l'"Intelligence" americana fornì ai servizi segreti italiani materiali operativi destinati alle unita' di pronto impiego in caso di invasione sovietica, da occultare, fin dal tempo di pace, in appositi nascondigli interrati nelle varie zone di eventuale operazione.

Nal 1963, ebbe inizio il loro interramento in appositi contenitori.


I Nasco (Nascondigli) erano cosi distribuiti sul territorio nazionale:

- 100 nel Friuli-Venezia Giulia,

- 7 nel Veneto,

- 5 in Trentino Alto-Adige,

- 11 in Lombardia,

- 7 in Piemonte,

- 4 in Liguria,

- 2 in Emilia-Romagna,

- 1 in Campania,

- 2 in Puglia.

I depositi erano di solito interrati a "contatto" con elementi caratteristici del terreno (cimiteri, ruderi, cappelle, chiesette, fontanili ecc..) che fossero facilmente riconoscibili e inamovibili.

Il materiale conservato nei Nasco era composto da armi portatili, munizioni, esplosivi, bombe a mano, pugnali, coltelli, fucili di precisione, radio trasmittenti, binocoli ed utensili vari. In caso di invasione sarebbero state trasmesse alle reti "Gladio", attivate per l'emergenza, le istruzioni per localizzare i materiali. Acausa del rinvenimento fortuito nel 1972 di uno dei contenitori nella zona di Aurisina, fu deciso, per sicurezza, il recupero di tutti i depositi.

Le operazioni di recupero, che ebbero termine nel corso del 1973, permisero di ritornare in possesso di materiali contenuti in 127.

Nasco su 139 a suo tempo interrati. Rimanevano 12 contenitori dati per dispersi per la difficoltà di portarli alla luce in maniera discreta.

Uno dei Nasco era al Cimitero di Brusuglio (Cormano di Milano).

Posato il 10 luglio 1963, conteneva armi individuali, munizioni, macchine fotografiche. Non fu ufficialmente recuperato a causa degli ampliamenti subiti negli anni 1965-1972

In realtà un grosso quantitativo di esplosivo era già stato rinvenuto, nell’estate del 1964, nell’altro camposanto di Cormano, a circa un chilometro di distanza dalla frazione di Brusuglio. Se ne occupò in due articoli Il Corriere della Sera il 20 agosto e il 2 settembre successivo che parlò di «bare al plastico». Due, infatti, furono i ritrovamenti ad opera di due necrofori.

Le cassette erano identiche, 25x25x30 centimetri, contenenti «tritolo, gelatina, petardi, bombe incendiarie, micce e detonatori», per «circa sei chilogrammi», con tanto di «foglietto con l’istruzione per l’uso», «sepolti» come da accertamenti dei carabinieri «dopo il 25 aprile 1945». Furono gli stessi carabinieri a far brillare il tutto. Due i cimiteri, dunque.

Agli inizi di febbraio del 1991 arrivò anche l’intervista rilasciata a Radio Popolare da parte di un ex dipendente di un’impresa di pompe funebri che sostenne che in tre occasioni, tra il 1963 e il 1974, i necrofori del cimitero di Brusuglio, mentre scavavano fosse per l’inumazione, avessero rinvenuto casse di color verde militare piene di armi. Una decina in totale che non vennero denunciate all’autorità, ma affidate all’addetto alla nettezza urbana del cimitero che se ne disfò scaricandoli in una cava con altri rifiuti.

Improvvisamente, poi, il 12 ottobre 1999, a Brusuglio un contadino accidentalmente fece riaffiorare con il suo trattore una bomba a mano nei pressi delle mura del cimitero. I militari di Sesto San Giovanni recuperarono così le tre casse mai precedentemente ritrovate con ben 1.600 cartucce calibro 9, sei bombe tipo ananas in uso durante la seconda guerra mondiale, due pistole, un mitra inglese Sten, materiale per fotografie e istruzioni per l’occultamento. Il Giornale avanzò subito il sospetto che si trattasse di armi nascoste dai comunisti venendo seccamente smentito dai carabinieri. «Ma quali armi del Kgb! – dichiarò il comandante del Reparto Operativo – dalle analisi effettuate gli armamenti ritrovati sono materiale del periodo bellico in uso alle forze occidentali». Si trattava del nascondiglio di Gladio sfuggito nel 1990 alle ricerche. Resta il fatto che molte più di tre fossero le cassette nascoste, non in uno ma in ambedue i cimiteri di Cormano. Date le caratteristiche, cassette con diversi pacchetti, ciascuno con la sua targhetta esplicatrice e istruzioni per l’uso, certamente appartenenti a Gladio, ma mai rese pubbliche allo scioglimento della struttura.