ARTE DI NASCONDERE

UN BEL RICORDO DA TOKYO...

Una curiosa scatola in apparenza senza aperture, al cui interno si può accedere solo azionando con una serie complessa di movimenti le chiavi in legno scorrevoli chiamate "kannuki" che compongono un congegno segreto di apertura. Chiamate in giapponese Himitsu-Bako, in inglese puzzle box o trick box, questi singolari oggetti hanno avuto origine a Hakone-Cho, nel distretto di Odawara nella prefettura di Kanagawa a sud di Tokyo.

I primi modelli risalgono al tardo periodo Edo (1603-1868), e la loro produzione fu perfezionata nel periodo Meiji (1868-1912).

Esistono vari modelli apribili con una serie di mosse che va da due per i modelli più semplici, a varie decine per i modelli più complessi e costosi

Le dimensioni di queste scatole sono di solito multipli del sistema tradizionale di misura giapponese chiamato “sun” (1 sun = 1.22 pollici = 30.9 millimetri)

La maggior parte delle puzzle box giapponese sono decorate con intarsi di legno geometrici secondo la tecnica chiamata Yosegi Zaiku (come nell'esemplare nella foto) o più raramente con mosaici di legno in stile Zougan-Zaiku.

LUCHETTO CON SEGRETI

Lucchetto con meccanismo segreto, di origine indiana, di epoca imprecisata; probabilmente è una copia moderna di un meccanismo antico. Una volta chiuso è visibile solo la toppa di una chiave. Mentre occorrono in tutto quattro chiavi per aprirlo e le altre toppe si rendono visibili man mano che si procede l'apertura con una procedura segreta. Collezione di Carlo Alfredo Clerici.

MOBILI E CASSETTI SEGRETI

Alla scoperta dei mobili con segreto. Nel video svelati i segreti di un mobile antico con cassetti nascosti.

Fin dalle epoche più remote è stato descritto luso di congegni meccanici per la chiusura degli accessi delle abitazioni. La protezione dei propri beni per mezzo di congegni di chiusura si è rivelata in ogni epoca insufficiente ad assicurarne lintegrità. Il ricorso ai nascondigli in alternativa o meglio in aggiunta alle serrature è sempre stato diffuso, grazie a sistemi vari, diversi secondo le epoche, delle culture e delle condizioni sociali. Il mondo contadino e popolare è ricorso spesso ad oggetti comuni per nascondere i pochi averi disponibili. Così spesso monete e gioielli furono nascosti sotto le piastrelle, cuciti negli indumenti o dissimulati nellimbottitura dei materassi. I nobili dell'età feudale potevano disporre di locali dedicati alla custodia dei beni preziosi che, se prestiamo fede alle numerose leggende circolanti, erano spesso ben difesi a volte da congegni e trappole nascoste. In epoche successive quando si affermò il potere dellalta borghesia fece ricorso a raffinati sistemi basati sulla commistione di raffinati congegni meccanici, come serrature a prova di grimaldello o casseforti, integrate in mobili appositamente predisposti, commissionati ad abili artigiani.

Giuseppe Maggiolini, ebanista notissimo per i suoi mobili ad intarsio, realizzò per i suoi committenti nascondigli segreti particolarmente ingegnosi. In alcuni casi questartigiano ricevette dagli eredi dei proprietari, dopo la morte di questi, la richiesta di mostrare personalmente come localizzare i suoi nascondigli. Sull'esempio di Maggiolini nellOttocento i mobili con segreto divennero estremamente diffusi. I vani segreti erano generalmente ricavati in doppi fondi o nascosti dietro parti asportabili. In un mobile antico fregi e colonne sono spesso il mascheramento di un vano segreto. Nei mobili più raffinati lavori di ebanisteria compongono disegni che danno lillusione prospettica, contribuendo a rendere meno visibile il trucco e serrature nascoste sono azionabili premendo punti prestabiliti.

Il fascino dei ripostigli nascosti ha una grande presa ancor oggi. Alcuni mobilieri continuano ad avere in catalogo mobili con segreto. Si tratta per lo più di opere artigianali raffinate, costruite con materiali pregiati ed accurate lavorazioni, acquistate però più per curiosità ed il piacere di possedere un oggetto inconsueto che per un uso pratico.

I Segreti presenti nei mobili possono essere classificati a seconda della loro destinazione in:

- segreti ad accesso rapido

- segreti per conservazione

I primi sono destinati a riporre rapidamente denaro o documenti al termine del loro uso, per toglierli dalla portata di malintenzionati senza dare nell'occhio.

Sono presenti per lo più in mobili destinati a usi privati (scrittoi / secretaire, ecc...) o professionali (scrivanie...) .

I principali sistemi usati sono:

- cassetto dissimulato (di solito in posizioni di facile accesso) con o senza sistemi di blocco

- buca a caduta

- doppiofondo

- cassaforte dissimulata (di solito semplicemente dietro un'anta del mobile)

I Segreti destinati alla conservazione consistono in:

- cassetto nascosto (all'interno del mobile, accessibile soltanto smontandone alcune parti), con o senza meccanismi di blocco

- doppiofondo (in parti non immediatamente accessibili, anche per la presenza di oggetti che contribuiscono a mascherare il segreto e a ostacolarne l'accesso)

- cassaforte nascosta (accessibile smontando parti del mobile o sfilando un cassetto, ecc...)

Capire se un mobile nasconde un segreto (magari sconosciuto agli stessi proprietari) è un'arte interessante su cui non ho mai letto nulla in italiano.

Da tempo mi hanno molto incuriosito i mobili con cassetti segreti e in generale tutti i sistemi per nascondere oggetti preziosi.

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Curiosa e varia

Uno dei principali campi di applicazione dell’arte di nascondere è senz’altro quello della difesa dei propri beni. Fin dalle epoche più remote è stato descritto l’uso di congegni meccanici per la chiusura degli accessi delle abitazioni.

La protezione dei propri beni per mezzo di congegni di chiusura si è rivelata in ogni epoca spesso insufficiente ad assicurarne l’integrità. Il ricorso ai nascondigli in alternativa o meglio in aggiunta alle serrature è sempre stato diffuso, grazie a sistemi vari, diversi secondo le epoche, delle culture e delle condizioni sociali.

Il mondo contadino e popolare è ricorso spesso ad oggetti comuni per nascondere i pochi averi disponibili. Così spesso monete e gioielli furono nascosti sotto le piastrelle, cuciti negli indumenti o dissimulati nell’imbottitura dei materassi.

I nobili dell’età feudale potevano disporre di locali dedicati alla custodia dei beni preziosi che, se prestiamo fede alle numerose leggende circolanti, erano spesso ben difesi a volte da congegni e trappole nascoste.

In epoche successive quando si affermò il potere dell’alta borghesia fece ricorso a raffinati sistemi basati sulla commistione di raffinati congegni meccanici, come serrature a prova di grimaldello o casseforti, integrate in mobili appositamente predisposti, commissionati ad abili artigiani.

Giuseppe Maggiolini, ebanista notissimo per i suoi mobili ad intarsio, realizzò per i suoi committenti nascondigli segreti particolarmente ingegnosi. In alcuni casi quest’artigiano ricevette dagli eredi dei proprietari, dopo la morte di questi, la richiesta di mostrare personalmente come localizzare i suoi nascondigli. Sull’esempio di Maggiolini nell’Ottocento i mobili “con segreto” divennero estremamente diffusi.

I vani segreti erano generalmente ricavati in doppi fondi o nascosti dietro parti asportabili.

In un mobile antico fregi e colonne sono spesso il mascheramento di un vano segreto

Nei mobili più raffinati lavori di ebanisteria compongono disegni che danno l’illusione prospettica, contribuendo a rendere meno visibile il trucco e serrature nascoste sono azionabili premendo punti prestabiliti.


Oggi i sistemi antifurto hanno ricevuto un fondamentale progresso, grazie alle tecnologie elettroniche. Anche queste “serrature” però si sono rivelate fragili ai nuovi grimaldelli tecnologici. I nascondigli continuano così ad offrire un loro validità.

Fra le leggende metropolitane diffuse fra le casalinghe è molto frequente il racconto di persone che hanno salvato dai ladri i gioielli nascosti nel frigorifero o le posate d’argento celate dentro un vaso di fiori sul balcone.

In realtà questi sistemi caserecci, eredi delle tecniche popolari della piastrella e del materasso sfuggono raramente alle incursioni ladresche ben dirette. Spesso poi gli oggetti, come dicevo, vengono così ben nascosti da essere smarriti, di fatto, per qualche tempo. Si raccontano così storie bizzarre, come quella dei gioielli nascosti in un ombrello e poi caduti, sotto la pioggia, in testa alla proprietari che li aveva dimenticati.

Il fascino dei ripostigli nascosti ha una grande presa ancor oggi. Alcuni mobilieri continuano ad avere in catalogo mobili “con segreto”. Si tratta per lo più di opere artigianali raffinate, costruite con materiali pregiati ed accurate lavorazioni, acquistate però più per curiosità ed il piacere di possedere un oggetto inconsueto che per un uso pratico.

Sono particolarmente interessanti però i nascondigli creati nel tempo da maestri mobilieri che a volte sono veri e propri capolavori. Riportiamo una descrizione romanzesca ma veritiera da "Il pugno di Dio" di Frederick Forsyth:


... Per Michel Levy era un piacere emozionante essere consultato dal Mossad e poter dare il suo contributo. Era qualcosa che ravvivava la sua esistenza di vecchio.

"Boulle" dichiarò.

"Prego?" chiese Barzilai, credendo di avere appena udito una sorta di invettiva.

"Boulle" ripetè l'antiquario. "Si scrive anche Buhl. Il grande ebanista francese. Il suo stile è inconfondibile. Sia chiaro, questo esemplare non l'ha fatto lui. E' un periodo troppo tardo".

"Allora da chi è firmato?"

Monsieur Levy aveva più di ottant'anni e radi capelli bianchi incollati alla cute grinzosa; ma aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano di gioia di vivere. Aveva recitato il kaddish per tanti amici della sua generazione.

"Quando morì, Boulle lasciò la bottega al suo allievo, il tedesco Oeben. E questi passò la tradizione a un altro tedesco, Riesener. Direi che questo mobile è del periodo Riesener. Come minimo è opera di un suo allievo, o forse dello stesso maestro. Ha intenzione di comprarlo ?"

Michel Levy stava naturalmente scherzando. Sapeva che nei suoi occhi vi era una luce allegra.

"Diciamo che mi interessa" rispose Barzilai.

Levy era incantato. Stavano combinando uno dei loro trucchi. non avrebbe mai saputo quale fosse, ma era comunque divertente

"Queste scrivanie..."

"Bureaux" lo corresse Levy. "E' un bureau".

"Va bene. Questi bureaux hanno scomparti segreti?"

Di bene in meglio. Delizioso. Era un vero spasso.

"Vuol dire una cachette? Ma certo. Vede, giovanotto, tanti anni fa poteva capitare che un uomo venisse sfidato e ucciso in duello per una questione d'onore; se una signora aveva una relazione, doveva essere molto discreta. A quel tempo non vi erano telefoni, fax video. Tutti i pensieri pruriginosi dell'amante venivano affidati alle lettere. Dove poteva nasconderle perchè il marito non le trovasse?

"Non dentro una cassaforte a muro. Non esistevano. Neppure in una cassetta metallica... il marito ne avrebbe voluto la chiave. E così la gente della buona società commissionava mobili con la cachette. Non succedeva sempre, ma a volte sì. La lavorazione doveva essere perfetta, sia chiaro, altrimenti sarebbe stata troppo visibile".

"E come si può capire se il mobile che... che si vuole comprare ha una cachette?".

Meraviglioso! L'uomo del Mossad non aveva alcuna intenzione di acquistare un bureau Riesener; non, lo avrebbe scassinato.

"Le piacerebbe vederne una?" chiese Levy.

Fece qualche telefonata. Alla fine uscirono dal negozio e salirono su un taxi. Andarono da un altro antiquario; dopo che Levy gli ebbe parlato sottovoce, quello annuì e li lasciò soli. Levy aveva detto che se fosse riuscito a concludere una vendita ci sarebbe stata una piccola percentuale per lui, niente altro. Il collega gli aveva creduto; erano cose che succedevano spesso nel mondo dell'antiquariato.

La scrivania che esaminarono era straordinariamente simile a quella di Vienna.

"Ecco" spiegò Levy. "La cachette non deve essere grande, altrimenti la si scoprirebbe misurando l'esterno in rapporto all'interno. Quindi deve essere molto stretta, verticale oppure orizzontale. Con ogni probabilità non supera i due centimetri ed è nascosta in un pannello di tre centimetri di spessore che sembra massiccio ma che in realtà è formato da due assicelle sottilissime di legno con la cachette in mezzo. La chiave sta nella molla che l'apre".

Michel Levy rimosse uno dei cassettini superiori.

"Provi a tastare all'interno" disse.

Barzilai frugò e toccò con i polpastrelli la parte posteriore del vano.

"Tocchi i lati"

"Niente" disse il katsa.

"Infatti non c'è niente" convenne Levy. "Almeno in questo mobile. Ma potrebbe esserci un pomello, un pulsante o un catenaccio. Se è un pulsante liscio deve premerlo; se è un pomello lo gira; se è un minuscolo catenaccio lo sposta e sta a vedere cosa succede.

"Cosa dovrebbe succedere?"

"Si sente un leggero scatto e un piccolo tratto della marquetterie schizza fuori, spinto da una molla. Dietro c'è la cachette".

Anche l'ingegnosità degli ebanisti del secolo diciassettesimo aveva i suoi limiti. In meno di un'ora monsieur Levy insegnò al katsa i dieci punti fondamentali in cui cercare la sicura nascosta che faceva scattare la molla e apriva lo scomparto.

"Non usi mai la forza per trovarla" insistette Levy. "Non ci riuscirebbe comunque, e per giunta lascerebbe la scalfittura sul legno".

Diede una leggera gomitata a Barzilai e sorrise con aria maliziosa. Barzilai gli offrì un ottimo pranzo alla Coupole, poi prese un taxi, si fece portare all'aeroporto e ripartì per Vienna...

Buffet

Cofanetti portagioie

Cofanetto

Cofanetto

Secretaire. È molto frequente nei monetieri e nei secretaire che un elemento decorativo nasconda, più o meno efficacemente, una seconda funzione: una colonnina, una cornice, una balaustrina possono nascondere il meccanismo di apertura di un doppio fondo, chiamato "segreto" (da cui il nome secretaire).

Cofanetto per scrittura

Servante

Mobile

Mobile


Secretaire cappuccino in radice di noce della metà dell'800

Credenzina

Antique Apothecary Cabinet German 1926

Porte segrete

Nascondiglio di Anna Frank

Bibliografia

C. Robinson, The construction of secret hiding places, Desert Publication, El Dorado 1991.

M. Connor, How to hide anything, Paladin Press, Boulder 1984.

Eddie the wire, How to bury your goods, Loompanics Unlimited, Port Townsend 1987.

U.S. Army Special Forces, Caching Techniques, Desert Publications, El Dorado s.i.d..