DATI SUI FURTI
CON E SENZA SCASSO
Materiali e metodi
Le conoscenze sui reati di furto con scasso o mediante manipolazione dei mezzi di chiusura è stata approfondita utilizzando le principali fonti disponibili.
Per quanto riguarda i furti in abitazione i dati provengono dai Report Istat "Reati contro la persona e contro la proprietà: vittime ed eventi".
I dati sui furti in banca e presso gli uffici postali provengono dal "Rapporto intersettoriale sulla criiminalità predatoria" OSSIF (ABI.).
Il fenomeno dei furti con scasso o mediante manipolazione è stato approfondito mediante la consultazione sistematica di fonti giornalistiche d’informazione, riferite ad un periodo di 10 anni dal XX gennaio XX al XX dicembre XXX. Sono stati utilizzati gli archivi on line e le raccolte cartacee dei principali quotidiani italiani a diffusione nazionale (Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa), dei principali quotidiani italiani a diffusione locale (Il Messaggero, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Secolo XIX, Il Gazzettino, Il Mattino, La Sicilia, L’Arena, Il Piccolo, La Provincia, L’Unione Sarda, Gazzetta del Sud) e la banca dati DEA dei notiziari nazionali e regionali dell’agenzia di stampa Ansa. La ricerca è stata integrata dalla consultazione di motori di ricerca generali, di siti Internet dedicati al settore della vigilanza, oltre a repertori e volumi cartacei
I furti in abitazione
Dal Report Istat Anni 2015-2016 "Reati contro la persona e contro la proprietà: vittime ed eventi" pubblicato il 1 febbraio 2019 rispetto ai furti nell'abitazione principale, le modalità di svolgimento risultano le seguenti (per 100 vittime dello stesso reato):
Il ladro è entrato da una finestra, balcone, garage o da una porta aperta 26.9
La porta è stata divelta, scardinata, scassinata 19.8
Il ladro è riuscito ad aprire la porta senza però forzarla o scassinarla 7.5
La finestra è stata rotta, forzata, smontata 15.6
Il ladro ha usato delle chiavi venute in suo possesso *1.4
Il ladro è stato lasciato o è riuscito a entrare 5,5
Il ladro stava già in casa (ad esempio un ospite, un domestico, ecc.) 6.8
Il ladro è entrato nel/dal giardino, cortile, strada privata 12.9
Altro 3.4
Non sa *
In una parte rilevante dei furti nell’abitazione principale gli autori entrano quindi negli appartamenti senza scassinare o forzare porte e finestre, ma con raggiri o approfittando della distrazione dei padroni di casa o del fatto.
Il dato del 7,5% di casi in cui "il ladro è riuscito ad aprire la porta senza però forzarla o scassinarla" non permette di distinguere le situazioni in cui fosse particolarmente semplice aprire la porta di ingresso oppure siano state usate tecniche di manipolazione, che comunque risultano in ogni caso minoritarie rispetto all'impiego di mezzi da scasso.
I FURTI IN BANCA
Leggiamo i dati provenienti dal Rapporto intersettoriale sulla criiminalità predatoria 2020, di OSSIF - Divisione Progetti Speciali di ABIServizi SpA (il report è disponibile integralmente al Link).
Nel 2019 sono stati registrati 824 furti ai danni delle dipendenze bancarie, pari ad un incremento del 34,6% rispetto al 2018. Si è dunque verificata un’inversione di tendenza rispetto ai due anni precedenti caratterizzati, invece, da un positivo calo dei reati dopo il picco raggiunto nel 2016 con 860 casi. La recrudescenza degli eventi ha comportato un incremento dell’indice di rischio, risultato pari a 3,4 furti ogni 100 sportelli, contro il valore di 2,4 registrato nel 2018. Nonostante l’incremento degli episodi, l’ammontare totale sottratto ha fatto registrare un calo risultando tra i valori più bassi degli ultimi anni. In particolare, sono stati sottratti 10 milioni di euro, pari ad un calo del 18,5% rispetto all’anno precedente, e pari a oltre 8 milioni di euro in meno rispetto al picco del 2016 (18,3 milioni di euro). Anche l’ammontare medio è risultato in netto calo risultando pari a 33,3 mila euro, valore più basso dal 2009 ad oggi.Dall’analisi delle diverse tipologie di furto emerge che la prevalenza dei casi ha sempre riguardato gli attacchi agli ATM che, nel 2019, sono stati pari al 61,2% del totale. Il restante 38,8% dei furti ha riguardato gli attacchi alle filiali (attacchi ai sistemi per cassieri, alle casseforti, ai caveaux, alle cassette di sicurezza e i tentativi di ingresso notturno in filiale). In particolare, nel 2019, sono aumentati in maniera considerevole gli attacchi ai sistemi di gestione del contante dei cassieri (macchine roller-cash e/o cash in/cash out) di cui sono stati registrati 194 casi, contro i 33 del 2018. A livello territoriale la regione maggiormente colpita è stata la Campania dove gli episodi sono quasi triplicati passando dai 75 del 2018 ai 211 del 2019. Seguono la Lombardia con 116 casi, l’Emilia-Romagna con 105, il Lazio con 92 e il Veneto con 89. La recrudescenza degli episodi, che a livello nazionale è stata pari al 34,6%, ha caratterizzato 11 regioni tra le quali, oltre la Campania, il Veneto (da 44 a 89 furti) e la Toscana (da 33 a 64). I dati positivi hanno invece riguardato 7 regioni ed in modo particolare la Puglia dove gli episodi sono passati da 107 a 18, facendo registrare un calo dell’83%.
Il forte incremento registrato in Campania ha fatto sì che la regione balzasse al primo posto anche con riferimento all’indice di rischio che è risultato pari a 16,8 furti ogni 100 sportelli (5,7 nel 2018). Un valore superiore a quello medio nazionale è stato registrato anche nel Lazio (4,5 da 2,8), in Emilia-Romagna (4,2 da 2,1), in Veneto (3,7 da 1,8) e in Toscana (3,5 da 1,7).
A livello provinciale il maggior numero di episodi si è verificato a Napoli dove gli attacchi sono più che quadruplicati passando da 33 a 139, pari ad un incremento del 321% rispetto al 2018. Seguono Roma con 76 eventi, Caserta con 54, Milano con 37 e Bologna con 30.
Con riferimento, invece, all’indice di rischio, il valore più elevato è stato registrato a Caserta con 35,1 furti ogni 100 sportelli (da 11,2 nel 2018), seguita da Napoli con 23 (da 5,2), Pistoia con 7,9 (da 0,7), Avellino e Latina con 6,7 (rispettivamente da 5,3 e 2,5)
Gli attacchi agli ATM
L’analisi degli attacchi agli ATM negli ultimi anni evidenzia una crescita del fenomeno criminoso che ha toccato il suo apice nel 2016 in cui si erano verificati 798 episodi. Gli ultimi due anni sono stati, invece, caratterizzati da un positivo calo dei reati: nel 2019, in particolare, gli attacchi sono stati 504, pari ad una riduzione del 5,8% rispetto all’anno precedente e del 37% rispetto al 2016.
Anche con riferimento all’indice di rischio si conferma lo stesso andamento: dal valore minimo del 2009 e pari a 0,8 attacchi ogni 100 ATM vi è stata una crescita costante fino al 2016 in cui è stato raggiunto un livello di rischio pari a 1,8. Vi è stato poi un calo dell’indice che è sceso fino a 1,2 attacchi ogni 100 ATM nel 2019.
Gli episodi falliti sono stati pari al 55,2% del totale, facendo registrare un incremento rispetto agli anni precedenti in cui tale percentuale era prossima al 50%. Nel 2019, in particolare, i principali motivi del fallimento degli attacchi indicati dalle banche sono stati la resistenza del mezzo forte e/o l’efficacia dei sistemi di protezione adottati, la rinuncia dei banditi che hanno desistito dal loro intento e l’attivazione del sistema di allarme. Gli attacchi hanno fruttato complessivamente 8,8 milioni di euro (-22,6% rispetto al 2018). È risultato in calo anche l’ammontare medio per evento, risultato poco superiore ai 39 mila euro, il valore più basso del periodo considerato.
Nel 2019 le regioni maggiormente colpite sono state la Lombardia con 107 attacchi, l’Emilia-Romagna con 93 e il Veneto con 86, dove gli attacchi sono quasi raddoppiati. Un positivo calo dei reati si è verificato in 9 regioni tra cui la Puglia dove gli episodi sono passati da 102 a 16 (-84%).
Un valore dell’indice di rischio superiore a quello medio nazionale (1,2 attacchi ogni 100 ATM) è stato registrato in 8 regioni:
Emilia-Romagna con 2,4 attacchi ogni 100 ATM (da 1,4 nel 2018), Veneto (2,3 da 1,1), Basilicata (1,8 da 3,0), Umbria (1,8 da 1,5), Marche (1,8 da 1,3), Friuli-Venezia Giulia (1,6 da 0,7), Campania (1,4 da 2,4) e Lombardia (1,3 come nel 2018).
A livello provinciale Milano si è confermata la più colpita con 35 attacchi (pari ad un calo dell’5,4% rispetto al 2018) seguita da Bologna e Verona con 25 attacchi, Roma con 24 e Napoli con 23. Il calo degli attacchi ha caratterizzato 42 province tra le quali tutte le province pugliesi, mentre una recrudescenza si è verificata in 36 province tra cui Vicenza (da 5 a 17 attacchi), Reggio nell’Emilia (da 3 a 13) e Forlì-Cesena (da 3 a 12) che è stata caratterizzata dall’indice di rischio più elevato con un valore pari a 3,6 attacchi ogni 100 ATM (da 0,8 nel 2018).
Seguono Rimini e Ravenna con 3,3 attacchi ogni 100 ATM (da 2,3 e 2,7), Latina con 3,1 (da 1,5), Mantova e Reggio nell’Emilia con 3
(da 1,2 e 0,7).
Interessante per confronto la lettura del precedente "Rapporto Intersettoriale sulla Criminalità Predatoria" di OSSIF del 2011 (disponibile in forma integrale al Link)
I furti in banca
Nel 2010 sono stati registrati 494 furti ai danni dei vari tipi di locali o impianti di vcustodia valori delle banche, con un incremento dell’1,6% rispetto allo scorso anno. In particolare, i furti riusciti sono passati da 228 a 244, con un incremento del 7%, mentre quelli tentati sono diminuiti del 3,1% passando da 258 a 250. Per i furti non portati a termine, malgrado vi sia stata concomitanza tra più circostanze, è emerso che le cause più frequenti di insuccesso per i malviventi sono state la resistenza del mezzo forte e l’efficacia del sistema di allarme.
Con riferimento al numero di agenzie presenti sul territorio, l’indice di rischio è stato pari a 1,4 furti ogni 100 sportelli, lo stesso valore registrato nel 2009. Il tasso di furti ogni 100.000 abitanti è rimasto anch’esso invariato, e pari a 0,8. Le banche hanno subito una perdita economica complessiva pari a 12,9 milioni di euro, pari ad un incremento annuo del 33%, mentre l’importo medio è stato pari a 53 mila euro, il 24,3% in più rispetto al 2009.
A livello provinciale, il maggior numero di attacchi si è verificato a Bologna con 47 eventi, di cui 18 riusciti, facendo registrare un incremento di oltre il 74%. Seguono Roma (41 attacchi, di cui 21 riusciti) in cui si è verificato un incremento del 2,5%, Milano (40 e 20) con un decremento del 14,9%, Torino (34 e 18) con un calo del 17,1% e Napoli (30 e 12) con un calo del 14,3%.
Come per gli anni passati la prevalenza degli attacchi è stata rivolta verso i bancomat: sono stati registrati 410 episodi, con un incremento del 6,5%. Come per il 2009, l’incidenza sul numero totale di assalti è stata decisamente inferiore rispetto al passato: nel 2010, infatti, gli attacchi agli ATM hanno costituito l’82% dei furti complessivi, contro un valore di oltre il 90% registrato negli ultimi anni. Sono stati inoltre segnalati anche 18 attacchi verso le casse continue, 18 verso casseforti/cassettiere all’interno della filiale e 43 tentativi di ingresso nelle agenzie per attacchi a mezzi non precisati.
E’ emerso che gli attacchi verso i bancomat hanno avuto una probabilità di successo inferiore rispetto agli altri mezzi: gli episodi portati a termine sono stati, infatti, 217 pari al 52,9% contro il 65,2% di quelli verso le casseforti, e il 66,7% di quelli verso le casse continue. Allo stesso tempo, però, gli attacchi verso i bancomat sono risultati essere molto più redditizi per i malviventi: il bottino medio asportato è stato pari a 55.735 euro, 25 mila euro in più rispetto alla media degli altri impianti, pari a 30.669 euro.
Con riferimento ai soli attacchi i bancomat, Bologna è stata invece la provincia più colpita, con 43 attacchi, di cui 17 riusciti, seguita da Milano (33 e 18), Roma (32 e 17), Torino (31 e 17) e Padova (27 e 15).
In 36 province si è verificata una recrudescenza del fenomeno, particolarmente evidente a Bologna (+20 episodi), Bari (+9) e Venezia (+8). E’ stato invece registrato un calo in 41 province tra cui Milano (-9 attacchi), Torino (-8) e Napoli (-6). Tra le province ad aver subito almeno 3 attacchi riusciti, Caserta è stata anche quella caratterizzata dalla perdita media più elevata con circa 169 mila euro, seguita da Napoli con 93 mila euro e Milano con 84 mila euro.
In oltre un terzo dei casi i malviventi hanno agito cercando di scardinare gli impianti tramite l’utilizzo di gas e/o esplosivi, con il serio rischio di provocare ingenti danni anche all’edificio in cui era presente la filiale. Ma le modalità di attacco sono risultate molto differenti a seconda del tipo di impianto: negli assalti ai bancomat la percentuale di utilizzo di gas e/o esplosivi è stata pari al 45,9% contro l’1,2% negli altri attacchi. Per cercare di violare i bancomat sono stati inoltre utilizzati arnesi da scasso (23,9%), la fiamma ossidrica (10,7%), ruspe o altri automezzi (6,6%), mezzi meccanici (3,9%), e mezzi termici (2,2%). Per scardinare invece le casse continue e le casseforti, i malviventi hanno agito prevalentemente tramite arnesi da scasso (47,6%) e fiamma ossidrica (10,7%).
Gli attacchi portati a termine con l’utilizzo di gas e/o esplosivi sono risultati essere tra i più “redditizi” per i malviventi. Negli attacchi agli ATM, tali episodi hanno fruttato mediamente oltre 66 mila euro contro una media di oltre 55 mila euro per gli attacchi totali. Il bottino medio più elevato è stato invece registrato negli attacchi con ruspe e/o automezzi con un valore superiore ai 70 mila euro. E’ emersa inoltre una forte correlazione tra gli attacchi ai bancomat e il giorno della settimana. In particolare nella giornata del sabato si sono verificati 160 attacchi pari al 39%. Il restante 61% degli attacchi si è invece distribuito piuttosto equamente tra i rimanenti sei giorni della settimana. Ciò è legato al maggior caricamento di denaro di tali impianti in previsione del più elevato utilizzo durante il fine settimana.
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